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152 ATTO TERZO
Conte. (Ah perfido! m’insulta, ed ha ragione).

Lindoro. Deh padre, per pietà, deh permettete
Ch’io sposi la contessa. Io senza lei
Di dolor morirei.
Pancrazio.   Ma la contessa,
Il di cui cor fastoso
Di accrescer nobiltà non è mai sazio,
11 figlio sdegnerà d’un vil Pancrazio.
Contessina. Amor codesta volta
Supera nel mio seno ogni riguardo.
Pancrazio. Quando dunque è così, via, mi contento.
Porgetegli la man.
Conte.   No, no, fermate.
Ho trovato un rimedio
Che opportuno sarà.
Perchè di nobiltà
Privo non sia lo sposo di mia figlia,
A cui tutto perdono,
Quattro titoli miei gli cedo e dono.
Pancrazio. Oh quante belle vane!
I titoli, signor, non danno pane,
Lindoro. Deh, contessina mia, deh perdonate
Un inganno amoroso.
Contessina. Non lo rammento più, siete mio sposo.

CORO.

  Sia eterno il giubilo

  De’ nostri petti,
  Mai non si spengano
  Gli accesi affetti,
  Discenda Venere,
  Trionfi amor.