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LA CONTESSINA 149
Venite, o nobil germe

Delle viscere mie.
Contessina.   Gran genitore,
A voi s’umilia lo rispetto mio.
Lindoro. Suocero illustre, a voi m’inchino anch’io.
Conte. Porgetevi la destra, indi attendete
Da nobiltà infinita
Le congratulazioni.
Lindoro.   (Ah ch’io pavento
Da tal finzion qualche sinistro evento!)

SCENA ULTIMA.

Pancrazio ne’ suoi abiti; poi Gazzetta e detti.

Pancrazio. Padroni, vi son schiavo.

Conte.   Olà, che vuoi?
Che fai qui? come entrasti? Olà, Gazzetta.
Gazzetta. Lustrissimo.
Conte.   Intendesti
Gli ordini miei? Pancrazio come entrò?
Gazzetta. Come ch’el sia vegnuo mi no lo so.
Conte. Su, cacciatelo via.
Pancrazio.   Come! Non puote
Il padre esser presente
Ai sponsali del figlio?
Non si tratta così. Mi meraviglio.
Lindoro. (Ora sì viene il buono!)
Conte.   Il pover uomo
Ha perduto il cervello.
Pancrazio. Pazzo non son.
Conte.   Dov’è tuo figlio?
Pancrazio.   È quello.
Conte. Lindoro?
Pancrazio.   Sì.