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LA CONTESSINA 139
Di dar la contessina al marchesino,

Ora che vien dal proprio suo paese
A dimandarla il genitor marchese
Gazzetta. Lustrissimo patron, allegramente.
Conte. Che c’è di nuovo?
Gazzetta.   Forestieri.
Conte.   È forse
Del marchese Lindoro il genitore?
Gazzetta. Credo de sì.
Conte.   È in gondola1?
Gazzetta.   In burchiello
Cargo da poppe a prova2
Con tanti intrighi3 e tanti,
Che una barca la par de comedianti.
Conte. È lui senz’altro. Vanne tu, Gazzetta,
Apri tosto la riva.
Fa che introdotto sia.
Gazzetta. Ghe mancava de più st’altra caia4. (parte

SCENA VIII.

Il Conte e Servi; poi Pancrazio, finto Marchese, con seguito.

Conte. Olà, servi, venite;

Ite incontro al’ marchese,
Fategli riverenza, ed a lui dite,
Che essendo titolato,
Io lo faccio introdur senz’anticamera.
Ora in questo paese
Si vedrà chi son io,
E qual si tratti un cavalier par mio.
Pancrazio. Al conte Baccellon Parabolano
Or s’inchina il marchese Cavromano.

  1. Zatta: Ch’è in gondola?
  2. Dalla poppa alla prora.
  3. Arredi ingombranti: Boerio.
  4. Comunemente spilorcio; ma anche significa cosa vile (v. Splegazion in fine al t. III del Bertoldo di G. Pichi, Padova, 1747), rifiuto (vol. XVIII, 424. n. e; V. Rossi, Lettere di A. Calmo, Torino, 1888, p. 468; e Boerio).