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136 | ATTO SECONDO |
La manderemo in Roma al Culiseo.
Contessina. È il duca d’Albanuova. Oh, non ricuso
Dell’illustre soggetto il degno foglio;
L’accetto e mi contento.
SCENA IV.
Lindoro e detti.
Contessina. Veramente è compito. In miglior forma
Scrivere non si può. Conosce bene
Egli il merito mio.
Così finisce: Illustre Dama, addio.
Lindoro. (Ho scoperto il suo cor).
Gazzetta. Sala l’usanza
Che corre per el mondo?
Contessina. Io non la so.
Gazzetta. Se la permette, ghe la insegnerò.
A un omo che s’incomoda
A far el battifuogo o sia el mezzan,
Per usanza ghe va la bonaman.
Contessina. Sì, sì, ricompensarti
A suo tempo saprò; per or ti basti
L’onor del mio benigno aggradimento.
Via, baciami la mano; io mi contento.
Gazzetta. Non ricuso el favor.
Donca la man ghe baso, ma de cuor.
Contessina. Vanne, e se vedi il duca,
Digli che le sue grazie a me son care;
Che poi risponderò; che la mia fede
Ad altri ho già impegnata,
Ma che per cicisbeo non lo ricuso,
Poiché già tal di mia famiglia è l’uso.