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LA CONTESSINA 129
Conte.   Che asinaccio!

Io ho una contessina illustre figlia,
Illustrissima figlia.
Pancrazio.   Ed anco altezza
Dirò, se comandate.
Conte. Questo titolo invan voi non gettate.
Pancrazio. Ed io pure ho un figliuolo.
Conte.   Un bottegaro,
Ignorante, plebeo, senza creanza.
Pancrazio. (Mi vien voglia di dargli un piè in la panza).
Conte. Via, che volete dir?
Pancrazio.   Dopo cotante
Sue gentili espressioni,
Inutil veggo andar più avanti.
Conte.   Ed io
Voglio che terminiate.
Pancrazio. Lo dirò adunque...
Conte.   Via.
Pancrazio.   Dunque ascoltate.
La vostra contessina illustre figlia,
La illustrissima figlia io vi domando,
Per far un imeneo
Fra essa e il mio figliol, vile e plebeo.
Conte. Ah prosontuoso, ah temerario! A (orza
Trattengo di lordar le scarpe mie
Nella schienaccia tua. Quest’è un affronto,
Che soffrir non si può. Servi, canaglia,
Ove siete? venite. Io da un balcone
Vorrei farti cacciar.
Pancrazio.   Piano di grazia,
Non tanta furia, signor conte mio:
Si sa ber chi voi siete, e chi son io.
Conte. Tu sei un mercenario, io cavaliero.
Pancrazio. Cavaliero di quei da dieci al soldo,
Fatto ricco, facendo il manigoldo.