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LA CONTESSINA 127
La contessa mia figlia aspirar puote

Ad un principe, a un duca, e forse a un re.
Ma voi piacete a me,
Onde a voi la destino.
Lindoro. Conte, grazie vi rendo, e a voi m’inchino.
Conte. Baciatemi la mano.
Lindoro. Ecco, la bacio col maggior rispetto.
Conte. Per mio genero e figlio ora vi accetto.
Oh quanti invidieranno
In voi la bella sorte
D’aver una mia figlia per consorte!

SCENA VII.

Gazzetta e detti.

Gazzetta. Lustrissimo.

Conte.   Che vuoi?
Gazzetta.   Gh’è ’l sior Pancrazio,
Che inchinar se vorria.
Conte.   Che vuol costui?
Quanto mal volontieri
Tratto con questi vili uomini abbietti!
Non san la civiltà: digli che aspetti.
Lindoro. (Oh, se sapesse ch’è mio padre!)
Conte.   Adunque
Attenderò del vostro illustre grado
Le già promesse prove.
Lindoro. Io discendo da Marte.
Conte.   Ed io da Giove.
Lindoro. Deh piacciavi a Pancrazio
Non differir l’ udienza.
Dalla contessa andrei.
Conte.   Vi do licenza.
Venga l’ uomo plebeo!.