Pancrazio. Ma se Cupido
Ha ferito il tuo cor, perchè non dirlo?
Sai pur quanto ch’io t’amo;
Sai pur ch’io solo bramo
Di vederti contento.
Lindoro. Pur troppo a mio rossor me lo rammento.
Pancrazio. Chi è la bella che adori?
Lindoro. Ella è la figlia
Del conte Baccellone.
Pancrazio. Ohimè! Conosco
Del villano rifatto
La superbia, la boria ed il maltratto.
T’ama la contessina?
Lindoro. Anzi m’adora;
Però non mi conosce.
Pancrazio. Oh bella!
Lindoro. Io dico,
Ch’ella non mi conosce per Lindoro,
Di Pancrazio figliuolo: ella mi crede
Cavalier milanese
Ch’abbia il titolo illustre di marchese.
Pancrazio. Come facesti ciò?
Lindoro. Ci ritrovammo
Nel burchiello di Padoa, a caso, insieme.
La contessa mi piacque, e in lei veggendo
Predominar un certo fasto altero,
Mi finsi, per piacerle, un cavaliero.
Il padre suo, cui diedi
Titoli in quantità superlativi,
Invitommi al suo alloggio; amor mi fece
Il partito accettar; la contessina
Mi diè segni d’amor, mi vuol suo sposo,
E l’acconsente il padre suo; ma entrambi
Credonmi cavaliero, ed a momenti
N’attendono le prove a lor promesse.