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sicale di S. Cecilia a Roma), la troviamo ristampata nel 1753 fra le Opere Drammatiche Giocose di Polisseno Fegeio, Venezia, Tevernin (t. III), e nel 1757 a Torino, nella riproduzione che di detta raccolta fece l’Olzati; e uscì pure nella ristampa fatta dal Savioli a Venezia nel 1770 (t. IV), e nella nuova raccolta edita a Torino nel 1777 presso Guibert e Orgeas (t. IV), e finalmente nella grande edizione Zatta, Venezia, 1795 (t. 43, ossia IX della classe IV).

I continuatori veneziani della Drammaturgia di L. Allacci nominano il maestro romano Giacomo Maccari come autore della musica e così ripetono lo Spinelli (Bibliografia, p. 186) e il Malamani (l. c.), e il Musatti (I drammi musicali di C. G., Venezia, 1902, p. 18) e G. Bustico (Drammi e cantate ecc. di C. G., dalla Rivista delle Biblioteche ecc., 1925, p. 40); ma il libretto originale e le Memorie del Goldoni tacciono. Quanto agl’interpreti, dobbiamo credere fossero quasi gli stessi della Fondazion di Venezia: certo in Mirmicàina dobbiamo riconoscere Agnese Amurat, forse alta e magra (“pertica mal formata” “sacco mal legato”: sc. ult. atto I) e Lugrezia dev’essere Marta Bastona, figlia di Adriana e moglie di Girolamo Foccheri (vol. I della presente ed., p. 119), dalla formosa persona (“Tu granda e grossa...”: atto I, sc. II; “Siora botta candiotta... - Varè là che bel folpo”: a. I, sc. 12; “Sei un pan di botiro” “Son bella, tonda e grossa, e non son fiappa”: a. II, sc. 2). Se il pubblico del teatro di S. Samuele gradisse o no questa plebea buffonata di carnevale, non sappiamo dire. Certo è che in quell’anno medesimo usciva presso il Bettinelli a Venezia la terza stampa del Rutzvanscad, ornata di figure in rame, come annunciavano l’8 di giugno le Novelle della Repubblica Letteraria.

G. O.