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LUGREZIA ROMANA | 95 |
Proprio me sento in petto el cuor confuso.
Mi me trovo in sto momento
Tra l’ancuzene e ’l martello;
Vorrìa esser un osello
Per svolar de qua e de là.
Povera grama, son qua mi sola,
Nissun mi trovo1, che me consola.
Chi me conseggia per carità? (parte
SCENA IX.
Sala del Divano preparata ad uso di tempio, con idolo in mezzo.
Albumazar, Ruscamar, Lugrezia e Collatino.
POPOLO.
CORO.
Stocamathe3 fatakà.
Uzcha, Muzcha,
Scialla àcbe4 aclà aclà.
Lugrezia. Che musica arrabbiata è mai cotesta?
Albumazar. Lugrezia, e tu non canti?
Perchè non seguitar nostro costume?
Sciogli le voci in riverenza al Nume.
Lugrezia. Signor, io lo farei,
Ma se deggio imitar il tuo parlare,
Certo mi sembrerà di bestemmiare.
Albumazar. Piglia dunque, mia cara,
La carta ove stan scritte a chiare note
Le mie preci divote. In questo foglio
Uno stil leggerai che l’alme incanta;
Lugrezina, mio ben, prendilo e canta.