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94 | ATTO SECONDO |
Mirmicaina. Cazza dall’acqua!1 a tutte taggiar testa?
Che brustega2 xe questa?
Mi però no lo credo:
El m’ha dito ch’al tempio
Vaga, che saverò la sorte mia.
Maimut. Al tempio? No ghe star tempio in Turchia.
Mirmicaina. E via, sior mustachiera3,
Che no ve credo un bezzo.
Maimut. Albumazar star quello che t’inganna;
Se no creder a mi,
Presto ti vederà se star così.
El traditor simioto
Saltar, parer che rida,
Ma se patron se fida,
Mostrar i denti,
L’ongie4 W menar.
Donca creder a mi,
Che te farà così
Ancora Albumazar. (parte
SCENA VIII.
Mirmicaina sola.
Coss’oggio mo da far?
Se me fido, ho paura;
Se no me fido, tremo;
Se vago, posso deventar regina,
Ma posso anca morir.
Se resto, ho perso
Tutta la mia speranza.
- ↑ "Quell’arnese, per lo più di rame, con cui si prende l’acqua dalle secchie”. Ma usasi quale esclamazione di meraviglia, in luogo d’altra voce poco onesta. V. Boerio.
- ↑ Vocabolo ignoto. L’amico C. Musatti sospetta qualche analogia con bruseghin, gelosia, cruccio.
- ↑ Così si dicevano i Levantini, per i lunghi mustacchi: v. Pettegolezzi delle donne, vol. VI, 475. Manca nel Boerio.
- ↑ Così Valvasense. Nelle edd. Tev. e Zatta, per errore: L’onghe.