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84 PARTE PRIMA
Chi è lei? Cosa comanda in casa mia?

Giacinto. Dirò la verità. Io da un balcone
Fui chiamato per nome; e mi fu detto
Ch’entrassi in questa porta.
Entrai, non vidi alcun, qui m’avanzai1,
Ove trovar chi mi chiamò pensai.
(Ecco l’idolo mio!)
Rosalba.   (Che bel sembiante!)
Triticone. Voi vi siete ingannatole certamente
Qui nessun vi chiamò.
Giacinto.   Dunque ritorno,
E all’innocente error chieggo perdono.
(Potessi almen dir a colei chi sono).
Rosalba. (Più ch’io guardo quel volto, ei più mi piace).
Triticone. Signor, andate in pace.
Ma ditemi di grazia,
Che cos’è quell’imbroglio?
Giacinto. La canna con cui soglio
La gente astrologar.
Triticone.   Voi siete astrologo?
Giacinto. Sì signor, per servirla.
Triticone. Che è lo stesso che dire un vagabondo,
Che ruba2 li denari e gabba il mondo.
Giacinto. Se voi mi conosceste,
Non direste così.
Triticone.   Non siete astrologo?
Giacinto. Lo son, ma non di quelli da dozzina.
Son uno che indovina
Il presente, il passato ed il futuro.
Non già con senso oscuro,
Ambiguo, amfibologico, imbrogliato.
Ma in un modo assai schietto e non usato.
Triticone. Vera o falsa che sia,

  1. Nelle più antiche edizioni è stampato: viddi, avvanzai ecc.
  2. Nelle stampe del Settecento: rubba.