Bizzarra, graziosetta ", e che so io;
Tosto in quel passaggiero entra il desio
Di vedervi e parlarvi, onde vedete,
Se il cantar fa più mal che non credete.
Rosalba. Permettete, signor, ch’io vi risponda
Col dovuto rispetto.
Supposto tutto quel che avete detto,
Se un giovin si fermasse,
Mi sentisse cantar, di me cercasse,
Mi volesse veder, parlarmi ancora,
Che mal sarebbe mai?
Triticone. Zitto! che dite?
Che mal sarebbe mai? Tutto quel male
Che immaginar si può. Se voi sapeste
Cosa sono, figliuola,
I giovin d’oggidì! Altro non cercano.
Che ingannar le fanciulle.
Rosalba. Sì buona non sarei
Di lasciarmi ingannar.
Triticone. Eh semplicetta,
È tanta l’arte loro e il loro ingegno,
Che donna già matura
Fuggir non sa il periglio.
Pensate voi che siete
Giovin di prima età senza consiglio.
Rosalba. Gli uomini dunque son tanto cattivi?
Triticone. Non tutti, figlia mia, ma per lo più
Il peggior mal sta nella gioventù.
Rosalba. E dovrò dunque sempre
Star ritirata in casa,
Non cantar, non parlar? Con questa vita,
Voi volete ch’io mora intisichita.
Triticone. Un poco di pazienza;
Io saprò consolarvi.
Rosalba. In qual maniera?