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della Didone, non possiamo giudicare. "Perduto ho poscia interamente il primo Intermezzo, per la poca cura ch’io avea delle cose mie": confessa il Goldoni. Certo non fu mai stampato. Un copione del Buon vecchio e della Cantatrice è fama si conservasse a Feltre, nella biblioteca del Conte Iacopo Dei, ma di queste tradizioni orali è lecito dubitare (C. Musatti, I drammi musicali di C. Goldoni, Venezia, 1902, p. 9: estratto dall’Ateneo Veneto, a. XXV, vol. I, fasc. I): vero è che don Antonio Vecellio, nel volume quarto della Storia di Feltre (Feltre, Tip. Castaldi, 1886), aggiunto all’opera del padre Cambruzzi, s’accontentò di riferire nudamente il racconto del Goldoni, dalle memorie francesi. Era il Buon padre scritto in versi? Così generalmente si crede e così farebbe supporre il titolo di intermezzo. Ma nel Catalogue des pièces de théâtre de M. Goldoni che il vecchio commediografo stampò in fine dei Mémoires, leggiamo con meraviglia: "Il Buon Padre (le Bon Père), Comédie en deux Actes, en prose”. Distrazione senile?
Diverso fu il destino della Cantatrice. Qualcuno conservò il copione e l’autore se la vide "qualch’anno dopo rappresentare in Venezia col titolo di Pelarina, che significa in veneziano una Donna che pela, cioè che pilucca gli amanti" (vol. I, p. 48). " Un jeune Avocat s’en étoit emparé; il la donnoit comme son ouvrage, et il en recevoit les compliments, mais ayant osé la faire imprimer sous son nom, il eut le désagrément de voir son plagiat démasqué": così le memorie francesi. In quelle che il Goldoni scrisse molto tempo prima in italiano per l’edizione Pasquali, apprendiamo il nome del plagiario: era costui Antonio Gori veneziano (vol. I presente ed., pp. 102 e 103). Tuttavia la Pelarina nella stampa del 1734 non porta nessun nome d’autore, e non possiamo affermare che il testo corrisponda a quello della Cantatrice: il Goldoni attenua l’accusa dicendo che il Gori "avea lavorato l’intermezzo della Pelarina sul piano della Cantatrice”; ma non protestò quando prima il Tevernin, poi l’Olzati e il Savioli la stamparono fra le altre sue Opere giocose. La ristampò anche lo Zatta, al quale il Goldoni pare mandasse da Parigi fin dal 1788 "la collezione completa de’ manoscritti" (v. lettera nel tomo I di quell’ed.). Tuttavia nel citato Catalogue, in fine dei Mémoires, si ricorda la Cantatrice, non la I: "Intermède en deux Actes et en vers". Era dunque la I in due sole parti? Quanto è rimasto nella Pelarina dell’operetta composta dal giovane Goldoni a Feltre, e quanto appartiene al Gori? Nessuno può rispondere a tali domande.
Certo il Gori tentò di rivendicare la paternità della Pelarina stampata nel ’34, e premise, senza segnarle col proprio nome, queste parole, a mo’ di avvertenza, nella Momoletta che uscì pure anonima l’anno dopo (Venezia, Valvasense, 1735): " Curioso Lettore. Chi ti fece vedere su le scene: Il Marito all’ultima moda, Il Maestro di Musica, Il Conte Coppano, Pelarina, Tulipano, e gl’Ovi in puntiglio, ti fà ora vedere Momoletta, confessandoti sinceramente che Il Pomponio, La Pupilla e la Birba sono d’altro Autore, le lodi del quale non intende usurparsi. Ti sia grata quanto fu necessaria a chi scrive, una tale sincerità: dona, come agl’altrì donasti, anco a questo Intermezzo il tuo compatimento, e vivi felice”.
Non v’ha dubbio che la Cantatrice fu composta dal Goldoni nei primi mesi del 1730, mentre il suo cuore ardeva per la cara Angelina che poi abban-