Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/53



NOTA STORICA

Dal dramma pastorale una vena di riso comico penetrò naturalmente nel melodramma del Seicento, sia in quello di genere eroico o mitologico, sia in quello romanzesco, nelle scene del satiro e in quelle dei servi (Belloni, Il Seicento, Milano, 1899, pag. 322 e sgg.). Di gran lunga più importanti e più caratteristiche le ultime, che nei teatri musicali di Venezia si svolgono per lo più alla fine degli atti e tendono a rendersi indipendenti dall’opera seria, a guisa d’intermezzi (Belloni cit; inoltre v. D’Arienzo, Origini dell’Opera Comica, in Rivista Musicale Italiana, vol. II, 1893, pag. 613; e T. Wiel, prefazione ai Teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia, 1897, pag. XXI; e F. Piovano, Baldassare Galuppi, in Rivista Musicale Italiana, a. XIII, 1906, fase. 4, pag. 678; e specialmente A. Della Corte, L’Opera Comica Italiana nel ’700, Bari, 1923, vol. I, pag. 13 e sgg., il quale tien conto degli studi del Kretzschmar, Die venetianische Oper und die Werke Cavalli’s uni Cesti’s, in Vierteljahrschrift für Musikwissenschaft, 1892 ecc. A Napoli vedi M. Scherillo, L’Opera Buffa Napoletana ecc., nuova ed. in Collezione Settecentesca, Palermo, 1916, pag. 28 e sgg.; e B. Croce, I Teatri di Napoli, Napoli, 1891, pp. 298-299).

Diffusissimo e frequentissimo è l’uso degli intermedi negli spettacoli teatrali. Uno dei più antichi ricordi trovasi in una lettera d’Isabella Gonzaga, che descrivendo le feste alla Corte di Ferrara per le nozze di Alfonso con Lucrezia Borgia nel carnevale del 1302, confessa d’essersi annoiata alla recita dell’Epidico plautino: “ma le moresche che fra li atti furono fatte, comparsero molto bene et cum grande galanteria”. Queste azioni spettacolose che s’introducevano fra un atto e l’altro delle commedie, erano accompagnate da canti e suoni e spesso da balli. Anche l’Eunuco, nel 1499, fu intramezzato da melodie. In Ispagna gli entremeses che si recitavano fra i vari atti delle comedias furono brevi farse popolari con musica e danza, e ne compose con molta vivacità lo stesso Cervantes; e farsette erano pure i pasos, o passaggi, di Lope de Rueda.

Ma in Italia, e propriamente a Firenze dov’era nato il melodramma, troviamo fin dal 1637 una vera commedia musicale od opera buffa, il Podestà di Colognole di Gio. Andrea Moniglia, musicato da Iacopo Melani, con cui s’inaugurò il famoso Teatro degli Immobili in via della Pergola (v. spec. Ademollo, I primi fasti del Teatro di Via della Pergola, Milano 1885): se vogliamo passare in silenzio l'Amfiparnaso “comedia harmonica” del modenese Orazio Vecchi, stampato nel 1597 (v. spec. Scherillo, 1. c., pp. 5-15) e la “comedia” Chi soffre speri di mons. Giulio Rospigliosi, rappresentata a Roma nel 1639 (Ademollo, I teatri di Roma nel sec. XVII, Roma, 1888, cap. III). Del Moniglia, archiatro del duca Cosimo III, ricordiamo pure, con musica del Melani, il Pazzo per forza (1658), il Vecchio burlato (1659), la Serva nobile (1660), Amore vuol ingegno (1662) ed altri drammi buffi e intermezzi stampati nelle tre parti delle sue Poesie drammatiche, (1689-1690: Isid. Carini, L’Arcadia dal 1690 al 1890, vol. I, Roma, 1891, pp. 553-565 e Allacci, Drammaturgia, ed. accresciuta, Venezia, 1755. Vedi G. Pavan, Serie cronologica delle opere rappresentale al Teatro degli Immobili ecc.,