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senta. Malagevola cosa è certamente, rinvenire un offerta al merito sublime di V. E. più acconcia di questa, che per esser appunto tenuissima, esalta la generosità dell’Animo suo, e fa risplendere unita alla sua Grandezza quella rara modestia, ch’è tutta propria di Lei. Non è qui pensier nostro di porre in fronte i nobilissimi Titoli, i Privilegi non ordinaij, le Gentilizie insegne, e molto meno i Feudi in buon numero, onde vanno meritamente nelle varie Giurisdizioni e Terre di Lor Dominio adorni ambedue i Casati dell’E. V.; perocchè i soli Nomi Albani e Chigi, de’ quali tanto risuonano le Storie antiche e moderne, e per cui con ragione liete e fastose ne sono Toscana e Roma; il credito che n’ebber sempre. e vieppiù ne conservano Sovrani d’Europa; l’amore, stima e rispetto, con cui andranno in ogni tempo distinti nella Città Reina del Mondo, non v’ha chi nol sappia, sia egli ancor d’Oltremonte. Queste, che pur sarebbero degne lodi dell’E. V., non le soffre la bontà sua, e molto meno quelle, che solo in particolare alla veneratissima sua Persona si converrebhono. Per non demeritare a tal fine con la trasgressione de’ suoi espressi voleri il possente Patrocinio di E., che imploriamo per noi e per le nostre Recite, restaci solo di supplicarla a degnarsi onorarle di sua Presenza, non potendo riuscire che aggradevole a tutti, qualora incontrino somigliante fortuna; mentre con tal fiducia, all’E. V. c’inchiniamo profondamente.

Di Vostra Eccellenza

Umi, Dmi, Oblimi Servidori
Gl'Interessati.


A inventare I’argomento non fece gran fatica il Goldoni che stava scrivendo o aveva finito di scrivere proprio allora la Villeggiatura (commedia recitata nel teatro di S. Luca nel carn. del 1756: vol. XIII ai questa edizione).

Ricordate come si lamenta donna Lavinia del proprio marito, nella scena terza dell’atto primo? "Viene in campagna meco, ma è come se non ci fosse. Il suo divertimento è la caccia. Le sue conversazioni le fa con i villani e colle villane..." In fatti nella scena quinta don Gasparo presentasi vestito da cacciatore "collo schioppo in spalla" e i rimproveri che si scambiano marito e moglie sono quelli stessi che udiamo dalla bocca di donna Florida e di don Ippolito. Rileggiamo alcune battute: "Gasparo. Tanto a me piace lo schioppo, quanto a voi un mazzo di carte... Lavinia. La sera non posso abbandonare la conversazione. Gasp. La mattina non lascierei la caccia per la più bella donna di questo mondo... Lav. E dopo la caccia, in conversazione con i villani e con le villane". Donna Lavinia annuncia l’arrivo di don Paolucio, del cicisbeo; e Gasparo chiama le villanelle, dicendo: "Non ci possono venire in sala? Avete paura che dai piedi delle contadine sia contaminata la sala della vostra nobile conversazione?" Il marchese Bizzarro non somiglia a don Paoluccio, ma cavalieri serventi e scrocconi non mancano nella Villeggiatura. Anche la Sandra ha cert'aria di famiglia con la Libera e la Menichina, e con le altre contadine artificiose del Feudatario (vol. VIII) che il Goldoni ritrasse dalla sua fantasia piuttosto che dalla realtà della campagna. Perfino il nome di donna Florida troviamo nella ricordata commedia: la smania poi di parer nobile è in altre donne o meglio in altre caricature femminili del teatro goldoniano.