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IL MATRIMONIO DISCORDE 465
Averò gusto anch’io

Di veder vostra moglie
Un po’ mortificata,
Perchè anch’io sono stata strapazzata.
Ippolito. Restate qui, vi dico:
Trattenetevi un poco;
E vedrete un bel gioco.
A questa presuntuosa, superbaccia,
Voglio render, affé, pan per focaccia. (parte
Sandra. Oh questi cittadini
Che dicono di noi, per quel ch’io veggio,
Con tutti i lor denar stanno anche peggio.
Non si contentan mai. Le genti basse
Procurano innalzarsi,
E vorrebbe ciascun nobilitarsi.
La signora chiamata
Vuol esser l’Illustrissima,
E poi l’Excellentissima,
E prenderebbe dell’Altezza ancora;
Ma poi per sua malora,
Fatto de’ capitali un bel consumo,
Va l’arrosto perdendo, e resta il fumo.
  Vanarelle, che solete
  Comparir più che non siete,
  Fate rider la brigata;
  Ciaschedun vi burlerà.
  E la povera villana
  Che di tutto si contenta,
  Non v’è dubbio che si senta
  Malmenar di qua e di là. (si ritira



Don Ippolito travestito.






Ippolito. Sì sì, non vi partite: (incontrandosi colla Sandra
Statevi ritirata in questo loco,