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Serpina. Ove lei fu mandata affé1 non credo.

Vezzosa. Alle sue scioccherie punto non bado.
Serpina. Lei certo è spiritosa.
Vezzosa. Sono quella che sono.
Serpina. Dell’ardir mio dimando a lei perdono.
Vezzosa. Eh che più non ti soffro.
Serpina. Il diavolo t’aspetta.
Vezzosa. Va... già m’intendi, o gobba maledetta.
Serpina.   A me gobba, impertinente,
  Ti saprò mortificar.
Vezzosa.   Ma non vedi che la gente,
  Che da risa fai crepar2?
Serpina.   Questo è un scrigno dove Amore
  Le sue grazie chiuse tien.
Vezzosa.   Quello è un scrigno di malanni
  E di cancari ripien.
Serpina.   Basta, basta, via di qua,
  Non ti posso più soffrir.
Vezzosa.   Brutta gobba.
Serpina.   Strega infame.
Vezzosa.   Dalla rabbia,
Serpina.   Dalla stizza,

(a due Tutto il sangue se m’impizza3,
E mi sento già morir. (parte Vezzosa
Serpina. Se n’andiede l’indegna,

Ma qui vengono appunto
I due suoi Ganimedi.
Voglio d’amor che morano a’ miei piedi.
Un Gobbo. Dove sarà Madama?
Altro Gobbo. Vezzosa ove sarà?
Serpilla. Eh Madama Vezzosa, eccola qua.
Un Gobbo. Eh!
Altro Gobbo. Ih!

  1. Nel testo, molto scorretto, è stampato: a fe.
  2. Così il testo, e manca l’interrogativo.
  3. Così il testo.