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  Quell’occhietto vezzosetto,

  Con quel labbro di cinabbro,
  Dove scherza il Dio d’amor;
  Che diletto sento in petto!
  Nol provai giammai finor.
  (Se lo crede l’animale:
 Quanto è matto in verità!)
Bella Vita. Senta, Signora mia. Per dire il vero,
Io sono un Cavagliero
Ameno e disinvolto.
S’ella m’osserva in volto,
Un certo non so che vi vederà,
Che s’accosta di molto alla beltà.
Circa la grazia poi, non fo per dire,
Osservi la presenza,
Col piè sempre in cadenza,
Nelle braccia grazioso,
Nel gestir manieroso;
Si può dire ch’io sia cosa compita.
E poi, che serve? Il Conte Bella vita.
Madama. Già si sa, già si vede:
La sua vita è ben fatta, è cosa rara:
Vezzi, grazie da lei ciascuno impara.
Ella con favorirmi mi fa onore;
Cirimonie non fo; son di buon core.
Bella Vita. Viva il buon cor: anch’io l’affettazione
Odio nelle persone.
Parlar mi piace naturale affatto;
Perciò dal seno estratto
Il più divoto e caldo sentimento,
Trabocca dalle labbra il mio contento.
Vezzosa amabile, je bramo l’onor de vu servir:
Ma l’alma mia di gelosia fate morir.
(Io già m’avveggo, che pena e langue.
Che gran plesir!)