Bel visino fresco e tondo,
Mappamondo del mio cor.
Per te son qual navicella...
No, qual fiore in mezzo al prato.
Meglio assai... qual tortorella...
No... qual fiume, che sboccato...
Io non trovo un paralello
Per esprimere il flagello
Che di me fa il Dio d’amor.
Madama. Caro signor Macacco ecc.1
. . . . . . . . . . . . . .
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Madama. Io dalle grazie sue resto stordita;
E riverisco il Conte Bella vita.
Bella Vita. Permetta, anzi conceda,
Che prostrato si veda
Il prototipo ver de’ rispettosi,
L’infimo de’ suoi servi generosi.
Madama. Signor, lei mi confonde:
Vorrei dir; ma non so.
Per andar alla breve io tacerò.
Bella Vita. Quel silenzio loquace
Quanto, quanto mi piace! Ella tacendo
Col muto favellar va rispondendo;
Ed io, che tutto intendo,
Il genio suo comprendo:
Ella vuol favorirmi, ed io m’arrendo:
Ed accetto le grazie, e grazie rendo.
Madama. Non ne dica di più: lo so, io credo,
Lo capisco, lo vedo,
Ella è tutto ben fatto,
Ella è tutto gentil. (Ella è un bel matto).
Nel mirar quel nero ciglio,
Che fa guerra a più d’un cor,
- ↑ Segue poi come a p. 413.