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LA FAVOLA DE' TRE GOBBI 421
Macacco. Ama ma ma ma ma

Ma mazzatevi pur quanto volete.
Parpagnacco. Ma tu pur sei rivale1.
Conte. Tu pur Vezzosa adori.

Parpagnacco. Voglio cavarti il cor; cedila, o mori2.
Conte.
Macacco. No no no, ca ca ca cari fratelli,

Ve la3 ce ce ce cedo4;
Non voglio andar per quelle luci belle
A farmi bu bu bu bucar la pelle.
Conte. Ehi tiratevi in qua,
Ditemi in5 confidenza,
Siete voi di Vezzosa innamorato?
Macacco. So sono, e non so sono;
Ma io son buo buono6;
Non ho ge gelosia,
E ho gusto d’ama mare7 in compagnia.
Parpagnacco. Eh ehm, signor Barone8,
Una parola in grazia.
Macacco.   Ve ve vengo.
Parpagnacco. Amate veramente
Voi pure la Vezzosa?
Macacco. Vi dirò una co cosa,
L’amo anchi chi chi ch’io,
Ma di voi non pre prendo soggezione9,
Io sono un buon co co co compagnone.
Conte. Venite qua, sentite,
Di voi poco m’importa.
Mi basta che colui vada in malora.
Macacco. Lascia scia scia sciate
Fa fa fa fare a me10.

  1. Ed. Occhi: Tu pur mi sei rivale.
  2. Ed. Occhi: "Parp. Voglio cavarti il cor. Bellav. Cedila; o mori".
  3. Nelle edd. Tevernin e Zatta, per errore: Ce la ecc.
  4. Occhi: No no, ca ca ca cari-Fratelli, ve la cedo.
  5. Nel testo: Ditem’in.
  6. [manca]
  7. Occhi: Ed ho gusto d’amarla.
  8. Occhi: Eh mio Signor Barone.
  9. Occhi: L’amo anch’io; ma di voi - Non prendo soggezione.
  10. Occhi: Lasciate fare a me.