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408 | PARTE PRIMA |
So che di me si parla,
Per le vie, per le piazze, e per le case;
In ogn’angolo alfin della città
Non si fa che parlar di mia beltà.
Io però non son pazza;
Non mi fo vagheggiar per ambizione;
Non cerco cicisbei belli e graziosi,
Ma ricchi, di buon core1, e generosi.
So che la gioventù passa e non dura,
Onde chi non procura
Per tempo stabilir la sua fortuna,
Arriva la 2 vecchiezza,
Ed allora può dirsi: addio bellezza.
(torna il Servo e le3 parla piano
Come? Chi è? Il marchese Parpagnacco?
Venga, venga, è padrone. (parte il Servo4
Costui fa il signorone,
Benchè nato villan, ma non importa;
In oggi chi ha denaro in quantità,
Porta nel suo taschin la nobiltà.
SCENA II.
Il Marchese Parpagnacco e detta.
A quella bella grazia,
Che di farmi languir non è mai sazia.
Madama. Io faccio riverenza
A quei vezzosi rai,
Che di farmi penar non cessan mai.