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invernali di Rimini per inseguire l’esercito spagnolo che si ritirava nel mezzogiorno; e il Goldoni con la sua Niccoletta prendeva la via di Toscana traverso gli Appennini.

Il Quartiere fortunato ci reca nella prima parte la timida protesta delle popolazioni italiane contro l’invadenza e prepotenza delle soldatesche straniere: ma la vedova Beilinda s’innamora ben presto del galante ufficiale che la consola d’ogni perdita. Della debolezza delle donne italiane nel Bolognese durante l’occupazione spagnola del ’43 ci narra scherzando la satira popolare del tempo (v. Zanetti, cit. nel vol. VII, p. 324). Ma non torna inutile il ricordo di ciò che avvenne a Reggio quarant’anni prima, quando entrarono i Francesi. “Le donne ne divennero pazze” scrive A. Balletti attingendo dalle cronache del tempo: “nobili e popolane si diedero loro in braccio senza ritegno” e perfino i parlatori de’ conventi”riboccavano di belli ufficiali” (L’abbate Gius. Ferrari Bonini ecc., Reggio, 1886, p. 34). Ma partiti i Francesi, ci furono preghiere, penitenze, processioni dovunque. E tale fatto, aggiunge G. Cavatorti, benchè “in proporzioni minori, si rinnovò tutte le volte che milizie francesi occuparono Reggio” (Uno sguardo a Reggio di Lombardia nel Settecento, Firenze, 1903, p. 17).”Ogni donna è impegnata - Con alcun dell’armata, e fanno a gara - Le paesane tutte - D’avere un offizial, sian belle o brutte”: dice anche Goldoni, cioè l’uffiziale Roccaforte.”La nostra fedeltà dura sin tanto - Che durano i quartieri... - Appena son partiti - Dalla cittade i reggimenti nostri, - Amar tornate i paesani vostri; - Ed essi che han bisogno - Di profittar di vostra cortesia, - Si scordan la passata gelosia”.

Del resto per l’argomento questo Intermezzo appartiene a quel gruppo di vecchi drammi e romanzi che dipingono l’amore fra le armi (v. il dramma Amor tra l’armi, musicato da Lod. Busca, Milano e Reggio, 1673; Amor guerriero di Ivanovich, musicato dallo Ziani, Venezia, 1663; e nel secolo seguente: Amor soldato, dramma giocoso di Tassis, musicato dal maestro Felici, Venezia, 1769, e dal Sacchini, Parigi e Londra, 1779; e meglio il Finto pazzo per amore, musicato dal m. Martellari, Venezia, 1779. - L’Albertazzi rammenta un romanzo del Seicento, Amori fra l’arme, del napoletano Fabio Ametrano; più noto quello di Antonio Piazza, Amor fra l’armi, Venezia, 1770-72). Se ne ricordò il Goldoni stesso quando più tardi scrisse il fortunato Amante militare, nel 1751 (v. spec. p. 325, vol. VII) che fu perfino messo in versi (v. Cod. 972, Misc.ea Correr, presso il Museo Civico di Venezia) e poi la Guerra, nel 1760 (v. spec. pp. 433-434, vol. XVII). Non volle nè poteva qui l’autore insistere sulle miserie della guerra stessa e della vita militare quale appariva al nostro popolo servo: anzi ne considera l’aspetto pittoresco e la gioconda apparenza. Non era “uomo di spada” (vol. VII, p. 257), è vero, ma contava tra i suoi parenti un colonnello e un capitano, e anche troppe memorie aveva del fratello suo Giampaolo, alfiere nell’esercito del Duca di Modena. Dei soldati gli piaceva l’allegria, la sanità, lo spirito di ventura (v. anche Lazzari, l. c., p. 66), il disprezzo dei pericoli e della morte.”Quando si more, - Schiavo, signori. - Quando si vive, - Lieti si sta” canta l’amante di Bellinda, e conclude: "La morte è sempre morte, - E meglio muor chi è coraggioso e forte".

Un verso, quest’ultimo, che non si poteva ripeter mai abbastanza agli