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Livietta. (Come ben finge! Or vò chiarirlo).

Cardone. Ah vieni,
Mia crudele omicida;
Al regno d’Archeronte omai mi guida.
Livietta. Olà: le mani a voi.
Cardone. Taci, e vieni, spietata.
Senza di te da me mai non si varca
Di Stigie il fiume. Andiamo:
Alla barca, alla barca.
Livietta. Deh per amor del Cielo!
Cardone. Tocca, tocca.
Livietta. Lasciami...
Cardone. Maramao.
Livietta. Almen per un momento...
Cardone. Ti raccomandi invano.
Livietta. Prender un po’ di fiato.
Cardone. Non ci sento.
Livietta. Non posso più: ahimè!
Cardone. Creppa.
Livietta. Son morta.
Cardone. Schiatta.
Livietta. Quando arriviamo?
Cardone. Uh... ci vuol tempo ancora.
(Se non la vinco, almen vò farla patta).
Livietta. Chi mi porge ristoro...
Aiuto... in cortesia, ch’io manco e moro1.
(finge svenire
Cardone. Gli credo o non gli credo?
M’accosto o non m’accosto?
Divento molle, o mi mantengo tosto?
Temo non me la ficchi:
È troppo troppo scaltra.
È vero da una parte,

  1. Fin qui, e anche più avanti, il Finto pazzo segue quasi fedelmente il testo della Contadina attuta. Solo manca l’aria di Livietta: "Caro, perdonami, — Placa lo sdegno ecc.".