Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/368

366
Livietta. Che dice? (O è pazzo, o il finge.

Vò rintracciarne il vero). Galantuomo.
Cardone. Oh via, non disturbate
Le nostre conferenze
Che abbiamo colle stelle; che bramate?
Livietta. Niente, signor. (Io voglio secondarlo).
Cardone. Venite qua: vogliamo consolarvi.
Che vi occorre? Parlate.
Ma pria d’ogn’altra cosa,
Baciate questa mano.
Livietta. Ben volentieri.
Cardone. Sapete chi son io?
Livietta. Se non mel dite?
Cardone. Sono il gran Chiaravalle di Milano 1.
Livietta. E che andate facendo
Per questi luoghi ameni e solitari?
Cardone. Componendo lunari, calendari,
Diari, notari, titolari... E il vostro
Nome, ninfa vezzosa?
Livietta. Come? Non siete astrologo?
Cardone. Sì bene.
Livietta. E voi non lo sapete?
Cardone. Non già. De minimis non curat praetor.
Livietta. Dunque sarò io più astrologo di voi!
Cardone. Perchè?
Livietta. So il nome vostro.
Cardone. S’io tel dissi, cor mio: Chiaravalie.
Livietta. Ma non dicesti il ver: voi vi chiamate,
Vi chiamate Cardone.
Cardone. Mi chiamai, tu vuoi dir, ch’or più non vivo.
Sì, son l’ombra di lui, che invendicata
Passar non posso l’onda
Del pigro Lete, e andare all’altra sponda.

  1. Alludesi al famoso Almanacco Universale del Grande Pescatore di Chiaravalle che uscì a Milano nel 1730. — Tracollo dice soltanto: "Sono il gran Matematico".