Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/347


AMOR FA L'UOMO CIECO 345
Mi caccieran prigione,

Mi manderanno a morte;
E allor della mia sorte
Tu contenta sarai...
Oh non ti avessi conosciuta mai!1
  Parto dunque, o mia diletta,
  Ma il mio cuor resta con te.
Livietta.   Non chiamarmi tua diletta,
  Che il mio cor non è per te.
Cardone.   Tu sei come tartanella,
  Che nel mare a vento in poppa
  Veleggiando se ne va.
Livietta.   Rider mi fa.
Cardone.   Uh, chi viene contro a me?
Civietta.   Ben, chi viene?
Cardone.   Vedo gente tutta armata;
  Questa certo è la giornata
  Di dovermi moschettar.
  Ta ta ta ta fa ta ta bu...
  Gioia bella, questo core
  Perchè tu gli dai tormento,
  Io già sento - consumar.
Livietta.   Non parlarmi più d’amore,
  Perchè non mi dai tormento,
  Nè mi sento - consumar.


Fine della Prima Parte.



  1. Nell’ed. genovese così segue: "Deh placati, o cara, — Non mi far più penar. — Liv. Non v’è più riparo, — Va via, non mi parlar. — Card. Deh mira, deh ascolta. — Liv. Son cieca, son sorda. — Card. lo vado a morire. — Liv. Salute a chi resta. — Card. Che fiero martire. — Liv. M’hai rotta la testa. — Card. Ma voglio la morte, mio bene, da te. — Livo. È festa di Corte, — Udienza non c’è ", E così finisce il Primo Intermezzo.