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IL FILOSOFO 333
  M’intendete?

  Nè l’avete da vietar.
Anselmo. Signora moglie mia, non son sì matto:
Intendo in questo punto,
Che il matrimonio sia latto e disfatto.
Lesbina. Come! sì facilmente
Mancate di parola?
Anselmo. Non vuò che mi pigliate per la gola.
Lesbina. Quest’è dunque l’amore,
Che diceste per me sentir nel petto?
Anselmo. Per voi sentivo affetto,
Fino che vi credea saggia zitella;
Ma poichè vanarella
Vi scorgo come l’altre, io già mi pento
D’esservi stato amante un sol momento.
Lesbina. (Ho fatta la castagna).
Anselmo. Mi pareva impossibile
Una donna trovar di tal bontà,
Che non avesse in sen la vanità.
Lesbina. Dunque, signor Anselmo...
Anselmo. Badate a’ fatti vostri.
Lesbina. Non mi volete più?
Anselmo.   No certamente!
Lesbina. Perchè così crudel?
Anselmo.   Donna imprudente!
Lesbina.   Pentita son del fallo.
Anselmo.   Andate, andate al ballo.
Lesbina.   Per voi son tutta foco.
Anselmo.   Andate, andate al gioco.
Lesbina.   Se voi non vi placate,
  Il duol m’ucciderà.
Anselmo.   Al gioco, al ballo andate,
  Che tutto passerà.
Lesbina.   Sì ostinato?
Anselmo.   Ostinatissimo.