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324 PARTE PRIMA
Trovar donna che piaccia al genio mio.

Io son dato agli studi,
Le donne per lo più son vanarelle.
Lesbina. Credete non vi siano
Donne nella virtù versate e franche?
Anselmo. Sì, ma son rare come mosche bianche.
E poi, se ve n’è alcuna,
Che sia un poco sapiente,
Tosto divien superba e pretendente.
Lesbina. Signor, io vi propongo
Una giovine onesta,
Che non avrà certi catarri in testa.
Anselmo. Fate pur che la veda,
E se mi piace, io sarò suo marito.
Lesbina. Andremo a visitarla;
Ma quest’abito vostro,
Ch’è da stoico, assai più che aristotelico,
Non mi sembra decente.
Anselmo. Quest’è un abito alfin d’uomo sapiente.
Lesbina. Sì, sì, ma con le donne
Cotanta antichità non istà bene.
Se volete tentar d’esser suo sposo,
Comparite più vago e spiritoso.
Anselmo. Basta, m’ingegnerò, benchè sia troppo
Difficile ad un savio
L’uniformarsi al gusto d’oggigiorno.
Tanti pizzi d’intorno,
Tanta polve di Cipro, e tanti fiocchi,
Tante superflue gale,
Son fumo senza arrosto
Di zucche senza sale.
Lesbina. (Consolati, mio core,
Che la filosofia vinta è d’amore).
Anselmo.   Andiam, signor studente,
  La dama a visitar.