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322 | PARTE PRIMA |
SCENA IV.
Lesbina in abito da Studente, e detto.
Anselmo. L’uomo sempre è beato,
Se si vuol contentar del proprio stato.
Lesbina. Ma lo stato è migliore
Di chi sente nel petto
Qualche fiamma gentil d’onesto affetto.
Anselmo. Falsissimo principio.
Lesbina. Anzi infallibile,
Come sarebbe a dir, l’uomo è risibile.
Anselmo. Se tal proposizione
Voi sapete provarmi,
Prego il Cielo, signore, (oh che scongiuro!)
Lo dirò, prego il Ciel d’innamorarmi.
Lesbina. Ascoltatemi, dunque, e rispondete.
Negar non mi potete
Che in questo nostro mondo
È la vita il maggior di tutti i beni.
Anselmo. È vero.
Lesbina. E che la morte
Questo gran ben ci toglie.
Anselmo. È ver pur troppo.
Lesbina. Il conforto maggior che nella morte
Provi l’uomo languente,
È il lasciar ne’ suoi figli
Un’immagine sua viva nel mondo.
Anselmo. A questo non rispondo.
Si sa che la natura
Inclina ad eternar la propria spezie.
Lesbina. Questo conforto, dunque,
- ↑ Nelle edizioni Malatesta e Tevernin, precedenti all’ed. Zatta, nelle quali non esiste divisione in scene, c’è qui la didascalia: in abito di Studente.