Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/311


L'AMANTE CABALA 309
Abandonà Catina?

Filiberto. (Che diavolo! San tutto).
Dirò la verità: pensai che quella
Non era da par mio;
In fatti una donnetta
Di bassa stirpe, e di costume vile,
Per un uomo non è grande e gentile.
Catina. (Maledetto in tel còlo 1).
Ma la me fazza grazia, caro sior,
La me diga el so nome.
Lilla. Il suo nome saper bramo ancor io.
Filiberto. Fabrizio Roccabianca è il nome mio.
(Buon per me, che il mio nome a loro è ignoto).
Lilla. Ah, voi dunque non siete
Il signor Filiberto?
Filiberto.   Oh, non signora.
Catina. Toni donca no sè,
Marzer de Marzaria?
Filiberto. No, no, signora mia,
Avete fatto error: ditemi in grazia,
Queste due donne che nomate avete,
Son di questo paese?
Lilla. Lilla quivi dimora, ed è Romana.
Catina. Catina xe una putta Veneziana.
Lilla. Oh guardate che sbaglio!
Io credea che parlaste
Di due Napolitane,
Che ho conosciuto un dì; per altro queste,
Che voi mi nominaste,
Non so se siano belle o se sian brutte 2.
Da galantuomo non le ho mai vedute.
Lilla. (Che faccia tosta!)
Catina. (Oh, oh, che bell’inzegno!)

  1. Manca questa imprecazione nei dizionari e nei glossari.
  2. Nelle stampe del Settecento: brute, per la rima.