Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/310

308 PARTE TERZA
Lilla. Ah! (sospira

Filiberto.   Che avete, signora?
(Ella sospira, è mia).
Lilla. Temo che m’ingannate.
Filiberto.   Eh non v’è dubbio.
Lilla. Temo che il vostro cor sia già impegnato.
Filiberto. Io, dacchè son al mondo,
Sempre libero il cor ho riserbato.
Lilla. (Scellerato!) Mi pare
Però, che siate amante
D’una tal Lilla...
Filiberto.   Oibò, che cosa dite?
Io amante di colei,
Superba, fastidiosa,
Ignorante, orgogliosa?
Che non ha civiltà, che non sa il tratto?
Figuratevi voi, non son sì matto.
Lilla. (Sono tutte bugie). Ma pur intesi,
Che a lei promess’avete
La fè di sposo.
Filiberto.   Eh, feci per burlarmi
D’una vedova pazza.
Lilla.   In simil guisa
Burlerete me ancora, io lo prevedo.
Filiberto. Su l’onor mio...
Lilla.   Tacete, io non vi credo.
Filiberto. Pazienza. (Eh, l’ho veduta;
Qui non v’è da far ben, è troppo scaltra.
Tentiamo con quest’altra).
Su, mi dica, signora, (a Catina
Vuol lasciarsi servir? Se va cercando
Un amante fedele,
In me lo troverà;
Non la cedo ad alcuno in fedeltà.
Catina. Donca, si sè fedel, per cossa aveu