Di già libero son da ogn’altro affetto.
Lilla. (Che mentitor!)
Catina. (Lo tira dall’altra parte, e lo saluta.
Filiberto. Oh, oh, signora maschera,
Riverente m’inchino. (A due alla volta?
Fortuna, ti ringrazio). Ella comandi,
Arbitra è del mio core;
Di già libero son da ogn’altro amore.
Catina. (Che desgrazià!)
Filiberto. Signora mia garbata, (a Lilla
Si potrebbe saper il di lei nome?
Con me libera parli;
Via. non abbia paura,
Della mia fedeltà può star sicura.
(Questa non vuol parlar: sentiamo quella).
Padrona gentilissima, (a Catina
La supplico umilmente
Non negarmi un favor; già non v’è alcuno:
La maschera si levi,
Mi dica due parole;
Della mia fedeltà temer non puole.
(Oimè! per quel che io vedo,
V’è poco da far bene.
Por in opra conviene
Tutta del mio valor l’arte più fina:
Son più accorte di Lilla e di Catina).
Con chi v’offre un cor costante
Deh non tanta crudeltà! (a Lilla
Con chi v’offre un cor amante
Deh mostrate almen pietà! (a Catina
Non vi scopro, e pur vi adoro. (a Lilla
Non vi vedo, e per voi muoro. (a Catina
Per voi sola, (a Lilla
Sol per voi, (a Catina
Il mio cor pace non ha.