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LA PELARINA 27
Tascadoro.   Da parigin vestito,

D’oro e gemme guernito,
Con il piede in cadenza,
Col capo in iscorruccio1,
Nel favellar gentile e rispettoso,
Eccovi in Tascadoro un amoroso.
Pelarina. Bravissimo! Voi siete
Così bene attillato 2,
Che incantata m’avete. (Oh bestia!)
Volpiciona.   (Oh matto!3)
Tascadoro. Non vel diss’io che stupirete?
Pelarina.   Andate. (a Volpiciona
Volpiciona. Lasciami un po’ goder.
Tascadoro.   Voi sospirate?
(È cotta). Ah cara bella,
Viva Diana stella...
Pelarina.   Oh Dio! Non più,
Che a questo vago oggetto e sì galante
Resa abbastanza io son tenera amante.

Con quel vezzo, con quel moto4
Voi sembrate il bel Narciso.
     (Oh che folpo5, che merlotto!)
     Ah che il cor m’avete ucciso.
     Ite a far quel che sapete.
     Tutta vostra sì m’avrete.
     (Monta qui, che vedrai Pisa).
     Ma il cappello in questa guisa
     Più gradito a me vi fa.
          Ora posso star su l’aria
          Di cantante ma primaria,
          Che un sì vago cavaliero
          Da bracciero — a me farà 6.

  1. Nelle antiche stampe c’è qui il punto fermo.
  2. Nelle stampe del Settecento attilato.
  3. Nell’ed. Zatta, per ragione della rima: Oh mato!
  4. Ed. Zatta: molto.
  5. Forma dialettale, per polpo.
  6. Segue nelle vecchie stampe: Con quel etc.