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LA BOTTEGA DA CAFFÈ 255
Narciso. Che la se sconda qua, sotto la tola.

Zanetto. Come?
Narciso.   Ma presto.
Zanetto.   E poi?
Narciso.   Via, che debotto
Quel mustachi xe qua.
Zanetto.   Me ficco sotto. (va sotto la taoola
Narciso. Oh che gran cargadura!
Dorilla. Si è scordato l’amor per la paura.
Narciso. Mio patron riverito,
Qua no ghe xe nissun; me maraveggio
Che la vegna con tanta inciviltae
A far in casa mia delle bulae.
Dorilla. Oh questa sì che è bella!
Narciso. Tasi, se no debotto (sgnanfo
Te scapezzo anca ti. Siora Dorilla,
M’e sta ditto, che qua ghe xe Zanetto;
Sei gh’è, voggio cavarghe el cuor dal petto.
Dorilla. Signor, certo mi creda
Che qui alcuno non v’è.
Narciso.   Come!
Dorilla.   Lo giuro.
Narciso. Voggio andar a vardar per tutti i busi.
Prima in sto camerin. (come sopra, ed entra
Zanetto.   Siora Dorilla,
Me raccomando a ella.
Dorilla.   Non temete,
Della difesa mia certo voi siete.
  Benchè voi nol meritate 1,
  Usar voglio carità.
Zanetto.   Per pietà...
Dorilla.   Siete vil; non è così?
Zanetto.   Siora sì.

  1. Così nel testo,