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LA BOTTEGA DA CAFFÈ | 227 |
Quel ciglio rabuffato... (accostandosi
Dorilla. Eh mio signore,
Un pò’più di modestia. (lo rispinge
Zanetto. Eh via, la tasa.
Dorilla. Vussignoria tenga le mani a casa.
Zanetto. Ho camminato il mondo, (s’alza con furia
Son stato a Chiozza, a Padoa ed a Vicenza,
Ho girato la Marca Trevisana 1,
Non ho trovato mai donna sì strana.
Me vien suso un certo caldo,
Che non posso più star saldo. (agitato
La la ran la, la la ran ra2.
Sè bella, patrona,
Ma siè mo anca bona.
Occhietto-furbetto,
Bocchetta vezzosa,
No posso più star.
Conviene usar prudenza, ed acquietarlo).
Vinta da queste sue belle maniere,
Dal suo tratto gentil, dal suo bel vezzo,
Già mi sento nel petto
Nascer per lei un rispettoso affetto.
Zanetto. Oh, cussì me piasè!
La me daga la man. (torna a sedere
Dorilla. Eccola pronta.
Zanetto. Eh, la se cava i guanti.
Narciso. (El complimento pol andar più avanti).
Lustrissimo patron, se la comanda,
Ch’à una chiave de palco.
Zanetto. No me romper la testa.
Dorilla. D’opera, o di commedia?