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194 PARTE PRIMA
Petronio. A crep1 dalla sonn:

Sto monsù maladett
M’ha (att innanzi dì levar dal lett 2.
Graziosa. Lustrissimo monsiù, che la s’accomodi.
Su via, signor Petronio,
Portategli una sedia.
Petronio.   Eh, non è tempo
De tante cerimonie.
Sto signor ha da far i so interessi,
E noi vol 3 la mattina
Perder con vu, signora simunzina4.
Petiton. Che dice ce monsieur?
Graziosa.   Eh, lei perdoni;
Cotesto scimunito
Per mia somma disgrazia è mio marito.
Petiton. Votre marito? Oh mio patrono e amico,
Je son votre tresumble servitor5,
Monsieur, votre valleè 6 de tou mon cour.
Petronio. E mi a la reveriss:
No so complimentar, vagh alla bona;
Se no ghe digh de più, la me perdona.
Petiton. Madam, quanto je godo
Di questa vostra bella compania.
Graziosa. Signor Petronio, via
Portategli una sedia.
Petronio. Agh vui portar un corno ch’al sbudella7;
Adess, adess, a ghe farò el sportella.
Graziosa. Si vede ben che siete
Un uomo grossolan senza creanza.
Petiton. Nanì, nanì, madam, che diable fatte?
Io, io la prandrè. (portano una sedia per uno, e siedono

  1. Così Zatta. Nelle edd. precedenti: Ahà, crep ecc.
  2. Non occorre avvertire che il dialetto parlato da Petronio non è vero e proprio bolognese.
  3. Valvasense: oui. Nelle edd. Tevernin e Zatta leggesi cuoi, forma veneziana.
  4. Simòuna, smorfiosa.
  5. Manca questo verso nelle edizioni Tevernin e Zatta.
  6. Così, in luogo di valet.
  7. Nella prima edizione, Valvasense, è stampato: "Agh vui portar — Un corno ch’ai sbudella ecc.".