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PARTE SECONDA

SCENA PRIMA.

Melinda sola, da Sensale da matrimoni.

Eccomi alfin ridotta,

Infelice Melinda, a mal partito.
Or sì che tornerei,
Benchè pien di difetti1, a mio marito.
Non avea finalmente
Il vitto a mendicar. Casa civile,
Abiti da par mio non mi mancavano,
La mia fatica alfin non era molta.
Infelice Melinda! Oh fui pur stolta!
Sotto mentite spoglie
Forzata sono a guadagnarmi il pane
Con il mestier 2 scabroso
D’onorato sensal da matrimoni.
Il frutto ch’io ne cavo
Son le maledizion de’ maritati.
Quando incontrano male,
Tutte le imprecazion vanno al sensale.
Ma veggo, s’io non fallo,
Il mio pover Ranocchio. Oh se potessi
Con lui pacificarmi!
Se non sapessi amarlo,
Vorrei fingerlo almen. Non è difficile
Il finger a noi donne. Eccolo; intanto
Mi ritiro: chi sa! Due lacrimette
Formano al cuor dell’uomo un grand’incanto.

  1. Nelle Stampe del Settecento: difetti.
  2. Nella prima stampa e nell’ed. Tevernin: mistier.