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172 | PARTE PRIMA |
E crede aver cento malanni addosso.
Ma l’ippocondria sua torna in mio danno.
Non vuol ch’esca di casa,
Non vuol conversazion: tutta la notte
Gli devo fare il contrapunto al pianto.
Giuro al Cielo, che voglio
Liberarmene presto, e so ben io...
SCENA II.
Ranocchio e detta.
Melinda. Un sol momento
Ei non mi lascia in pace.
Ranocchio. Melinda, dico. Oimè! Non mi sentite?
Io vi chiamai sì forte,
Che quasi in petto mi crepò una vena.
Melinda. (Oh lo volesse il Ciel)! Dolce marito,
Che volete da me?
Ranocchio. Quelle finestre
Mi faranno crepar. Vel dissi ancora.
Serratele in malora.
Melinda. Aperte io le lasciai
Per esalar la puzza
Dell’oglio, degli empiastri, e degli unguenti,
E del pessimo odor degli escrementi1.
Ranocchio. Oh questa sì, ch’è bella!
Volermi far morir per pulizia!
Appena, appena intesi un po’ di vento,
Mi si gonfiò la testa. 11 cor mi trema,
Che mi venga nel capo un’apostema.
Melinda. Possibile che a nulla
Vaglian tanti rimedi?
- ↑ Nelle più antiche edd. è stampato: degl’unguenti, degl’escrementi ecc.