Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
128 |
(v. Nota storica dell’Avvocato veneziano, vol. III) e farà sostenere una tesi giuridica dalla stessa Rosaura, Donna di garbo (1743: vol. I). Anche qui è Rosalba che nella terza parte veste da avvocato e canta: "L’avvocato è necessario ecc." (pp. 119-120). Non serve poi disseppellire una dimenticata commemedia d’un comico dimenticato: la Maga avvocato del Marchesini (m. 1765) o disturbare nell’ultimo decennio di quel secolo le Donne avvocate del Sografi. Son favole vecchie quanto Aristofane (Tesmoforiazuse, 411 av. C.).
Quest’ultima parte che si legge ancora nella ristampa veneziana di Omo Bon Bettanin, senza data, fu soppressa in quella di Firenze, nel 1737: e così la Pupilla restò composta di due sole parti, quale fu riprodotta più tardi nelle edizioni Tevernin e Zatta. Da tutte poi le ristampe, compresa quella del Bettanin, fu tolto l’episodio buffonesco della botte nella seconda parte, che rimase di molto abbreviata. E probabile che questi tagli fossero suggeriti da esigenze musicali piuttosto che da ragioni artistiche del Goldoni, tuttavia la seconda parte riesce molto più gradita nell’agile veste novella, benchè sia scomparso il lamento amoroso di Triticone, Voi, crudel, tremar mi fate ecc. Vi sono in compenso tre facili ariette, di Triticone stesso, Rosalba mia bellissima ecc.; di Rosalba, Signor tutore - Signor dottore - Il mal crescendo va ecc.; e di Giacinto, A una donna che patisca ecc. Quanto alla terza parte, poeticamente era una cosa ben misera, e rivelava la fretta e l’inesperienza dell’autore. Rimase intatta la prima, dove conviene ammirare lo spirito l’abilità comica nella scena del finto astrologo. Torna a mente, senza volere, il lunario coi pronostici del 1732 (vol I, p. 61) e il saluto che, giungendo a Bergamo, s’ebbe il dottor Carletto da S. E. Bonfadini e dalla sua "benignissima dama": Ecco l’astrologo, viva l’astrologo, ben venuto l’astrologo! (p. 71).
Questo intermezzo non attirò la curiosità degli studiosi del Goldoni. Lo stesso Mario Penna se ne sbriga rapidamente, solo accennando alle affinità col teatro dell’Arte (Il noviziato di C. Goldoni, Torino, 1925, pp. 52 e 87, n. 28, dove l’autore addita un travestimento da astrologo "e travestimenti da medici per avvicinar gli amanti" in uno scenario dello Scala, la Caccia). Più diffusa e troppo indulgente è la signora Marchini-Capasso che in questo intermezzo (nell’edizione Zatta) scopre "maggior gusto comico" "più finezza, ma anche un po’ più d’artificio comico". Riconosce la parentela con la commedia dell’Arte ma non ammette la derivazione da Molière. Un’analisi "nuova e delicata" le par d’avvertire nell’amore geloso di Triticone, in cui scorge un "avanzo del Pantalone dell’Arte" e una "forma rudimentale del futuro rustego" (Goldoni e la commedia dell’Arte, Napoli, 1912, pp. 170-174).
Il Goldoni loda per l’interpretazione la Zanetta Casanova della quale credeva di aver saputo rendere felicemente nella Rosalba la "scaltra malizia coperta da una studiata modestia" (vol. I, p. 100), ma nulla dice della musica del maestro romano Giacomo Maccari, compositore di stile "facile e chiaro" "bene adatto" agli umili artisti del teatro di S. Samuele (l. c., 106). Nelle memorie francesi non lo nomina. Dal Caffi sappiamo che, nato a Roma nel principio del secolo, scrisse buone composizioni di musica sacra, ma nel ’40 aspirò invano al posto di maestro della cappella ducale di San Marco. poichè gli fu preferito il Lotti. Nel 1627 aveva composto per il teatrino di San