Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/126

124

che delude il tutore. Nessuno dei tre compagni, a dir vero, sapeva una sola nota di musica, ma tutti tre avevano "du goût, l’oreille juste, l’exécution parfaite, et le public en étoit content” (Mémoires, I, ch. 35). Autore degli intermezzi per il teatro di S. Samuele era l’avv. Antonio Gori che nel carnevale del ’32 aveva fatto colà rappresentare da’ comici un dramma buffo in tre atti, col titolo curioso di Metamorfosi Odiamorose in Birba trionfale nelle gare delle Terre amanti dedicato " a Madama la Moda, Govematrice di Castel Bizzarro ecc. ecc. Regolatrice dell’Accademia de’ Gusti, Presidente dell’Assemblea Generale degli Ovi ecc.” stampato a Venezia e a Padova sotto il nome anagrammatico di Goante Rinio (il Sonneck credette Rigo il suo vero nome: Catalogue of Opera librettos printed before 1800, Washington, 1914, vol. II, p. 1384), musicato da Salvatore Apolloni veneziano (v. continuatori Drammaturgia Allacci, Venezia, 1755 e Wiel, I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia, 1897, p. 110). Nel carnevale del ’34, insieme con l’Artaserse del Metastasio, musicato dal maestro Hasse, si recitò nel teatro di San Gio. Grisostomo un intermezzo del Gori, Il marito all’ultima moda (Wiel, p. 116, ma senza il nome dell’autore). Un altro intermezzo, il Tulipano, da non confondersi con quello omonimo recitato nel 1709 nel teatro di San Cassiano, del tutto diverso, diede l’avv. Gori nello stesso anno (1734) da cantare a San Samnele; e raffazzonò, come sappiamo, la Pelarina sulla Cantatrice del Goldoni (vedi p. 56 del presente vol.). Non saprei a quale anno assegnare il Maestro di musica, forse musicato dal Pergolesi, e il Conte Coppano (ripetuto e rist a Bassano), poichè i libretti che ho potuto leggere non portano indicazione alcuna: solo l’uno e l’altro son ricordati nella prefazione della Momoletta (nel ’35; vedi più indietro, p. 56). Certo è che nella stagione autunnale del ’34 il Goldoni, mentre attendeva che il maestro romano Maccari musicasse la sua Pupilla, dovette assistere a una replica delle Metamorfosi Odiamorose nel teatro di S. Samuele (Wiel, p. 116). Dal racconto poi che fa nelle sue memorie in italiano il grande commediografo, sembra che un altro componimento del Gori fosse già stato applaudito nel medesimo teatro, le Contese di Mestre e Malghera per il trono, pure musicato dall’Apolloni "barbiere e suonator di violino”, dove si distinsero le figlie giovinette dell’Imer, Marianna e Teresa (vol. I, pp. 102-103): replicate nel 1748 sul teatro di Varsavia dalla Casanova che bravamente se le appropriò (O’Byrn, Giovanna Cascmova ecc., cit. da Rasi, I comici italiani, vol. I, pp. 301 e 603).

Ora il Tulipano appare un’assai povera cosa: un giovane poeta si finge marchese per tentare la fedeltà di Rosella, la quale a sua volta, per sedurlo, fingesi lavandaia friulana, finchè provata la scambievole debolezza, i due si perdonano l’un l’altro e si sposano. Ma nel Marito all’ultima moda in cui trionfa sulle labbra del fioraio Bognolo, innamorato della capricciosa Grilletta, il dialetto del popolo veneziano con le sue arguzie birichine, qualche sorriso del Settecento, qualche accento, diremo così, goldoniano possiamo ancora sorprendere qua e là: certo vi troviamo molte espressioni dialettali che cento volte ricorrono nei più noti capolavori del teatro comico popolare. Il titolo poi ci rammenta il Marito alla moda del Fagiuoli ripetuto per ventitré sere a Firenze nel 1733, e la farsa del Frippon francese con la dama alla moda