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Per giudicar la verità, vi priego,

Alla mia insufficienza
Supplisca il vostro ingegno;
Fia di giustizia impegno,
Confirmar il sequestro, al solo effetto
Di conseguir la dote. Io pure ho detto.
Triticone. Dica pur quel vuole, io già l’ho vinta.
Giacinto. La mia sentenza udite:
Ascoltate le parti,
Giudicando a tenor della dimanda
Dell’eccellente domino Propizio,
Condanno Triticone
A Rosalba pagar tutta la dote,
E per la resistenza 1
Ch’egli mostrò di darla, ingiustamente,
In doppio lo condanno, e nelle spese.
Continuando il sequestro.
Triticone. A piano, a piano.
Mi condannate in doppio, e nelle spese?
Giacinto. Tal’è la mia sentenza.
Triticone. Rovinar mi volete.
Giacinto. Prendete, ed eseguir 2 voi la farete.
(s’alza e dà la carta a Rosalba
Triticone. Ah per pietà, signori,
Non siate sì crudeli.
Quest’è il mio precipizio.
Rosalba. Io non so cosa dir, quest’è il giudizio.
Giacinto. Mi fate compassione. (a Triticone
Signor Propizio, vi saria maniera
D’aggiustar sta faccenda?
Rosalba. Io non la veggo.
Triticone. Amico, siam tra noi.
Qui non v’è la cliente,
E m’impegno che lei non saprà niente.

  1. Nel testo: ressistenza.
  2. Nel testo: essequir.