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Si vede ben, che principiante siete.

Così, signor, per accostarmi al fine,
S’introdusse in mia casa un bricconaccio,
Un furbo, un ladro.
Giacinto. Basta, basta, usate
Un poco di rispetto al Tribunale.
Triticone. Astrologo si finse, e poscia medico.
Colle sue falsitadi
M’offuscò la ragione,
E mi ridusse entrar dentro una botte.

Giacinto. a due À à, questa è da ridere!
Rosalba.
Triticone. Ridete pur, ma io non rido al certo.

Vedendomi ridotto
Ch’io non potea più movermi,
Quel briccon, quel guidon....
Giacinto. Pian vi dico, signor, parlate in causa.
Triticone. Rosalba prese per la mano, e in questa
Guisa me la rapì.
Or pretende la dote, e per averla
Tutto mi sequestrò. Già voi sapete,
Giudice sapientissimo,
Che il trattato de Nuptiis parla chiaro:
Se la moglie è rapita,
Il matrimonio è nullo.
Non vale il matrimonio,
Dargli non si convien dunque la dote.
Della vostra sentenza sia l’effetto
Di liberarmi quel sequestro. Ho detto.
Giacinto. Che rispondete voi?
Rosalba. Signor, accordo
I primi fatti. È vero,
Che Rosalba restò l’unica erede
Di quel signor Sempronio,
Ergo si deve a lei quel patrimonio.