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PARTE SECONDA.1

Triticone e Rosalba, poi Giacinto da Medico.

Triticone. Cara Rosalba mia, ch’è mai sta cosa?

Sempre ammalata siete.
Or la testa vi duole,
Or lo stomaco avete rivoltato;
Voi mi volete far diventar matto.
Rosalba. Oh che bella finzione! Ei già lo crede;
La lezione del foglio or fa l’effetto.
Triticone. Sentite, figlia mia, parlate schietto,
Già nessuno ci ascolta;
Sono il vostro tutor, e come padre,
V’amo più che se foste una mia figlia;
Dite con libertade,
Avete voi qualche passione al cuore?
Siete voi forse amante?
Confessatelo a me. Rosalba, io giuro
Il rimedio trovar presto e sicuro.
Rosalba. Io passione d’amore?
Io amante? ma di chi? Se in questa casa
Sempre sto chiusa, e mai non entra alcuno.
Cos’è mai quest’amor? Dunque l’amore
Può far doler il core?
Certo, che quest’amore io non provai,
E prego il Ciel di non provarlo mai.
Triticone. (Bella semplicità!) Ma sempre amore
Non è doglia, o tormento;
Sovente al nostro cor reca contento.
Rosalba. Costui dunque è stregone,
Ch’or fa bene, or fa male. Io non v’intendo.
Triticone. Appunto lo diceste.

  1. La prima parte corrisponde a quella delle edizioni Tevernin, Savioli, Zatta che abbiamo stampato a pp. 79-89.