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LA DALMATINA 87
Godo di averlo fatto per un di tua nazione.

Tutti son miei fratelli i sudditi felici,
Che del Leon son nati sotto i gloriosi auspici.
Donna, finor piangesti per l’amor tuo schernito:
(ad Argenide
Spera mirare un giorno il tuo crudel pentito.
E tu, vecchio onorato, di cui pietoso io sono,
(a Canadir
Per le mie man ricevi di provvidenza il dono.
Ibraim generoso, alle natie contrade
Noi promettiamo il vanto recar di tua pietade.
Narrando a chi vi crede barbari ed inumani,
Che la virtude impera ancor fra gli Affricani.
Di me tu pur rammenta, narra ai corsari tuoi,
Che rispettarci imparino, che temino di noi.
Ch’è della gloria Illirica il mar pieno e la terra,
Che siam fedeli in pace, e vittoriosi in guerra.
Ibraim. Ebbi per voi finora stima, dover, rispetto;
Ora con voi mi lega un più sincero affetto.
Zandira. Ah sì, del suolo Illirico e dell’Europa intera
Sei, Radovich, l’esempio, tu sei la gloria vera.
Tu mi risvegli in petto della mia patria il vanto,
E trattener non posso per tenerezza il pianto.
Pianto di gioia è questo, di una viltà incapace.
Non ti pensar ch’io pianga pel traditor mendace.
L’amai per un inganno, poscia è l’amor durato,
Finchè quel cor non vidi di fellonia macchiato.
Ora dal sen lo stacco col più geloso impegno,
Un che vantare il nome della mia patria è indegno.
Sì, Radovich pietoso, sei liberal con tutti;
Fa che goder io possa di tua bontade i frutti.
Deh, se per mia fortuna tua il genitor mi rese,
Scordati del passato, non rammentar le offese.
Rendami il pentimento degna del tuo perdono,
Chiamami ancor tua sposa, dammi la destra in dono.