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86 ATTO QUINTO
D’Argenide il riscatto sperar più non mi lice.

Quello ch’io possedeva, per onta e per mercede
Gettai nel vicin bosco di Radovich al piede.
Sparsi restaro al suolo quegl’infelici avanzi...
Marmut. Come! il denar nel bosco?
Lisauro.   Sì, lo gettai poc’anzi.
Marmut. Con licenza, signori, subito andrò ben io...
E se il denar ritrovo... (se lo ritrovo, è mio). (parte

SCENA ULTIMA.

Radovich e detti.

Radovich. Signor, vano soccorso di mendicar non giova.

Il soccorso non manca, ’ve1 Radovich si trova.
Pria di spiegar le vele verso il paterno tetto,
Tutti i schiavi Europei di riscattar prometto.
Già so di tutti il prezzo; eccolo a te dinanti:
Sciogli le lor catene, e numera i contanti.
Argenide ed il vecchio, la serva, i marinari,
Tutti tutti son pronto cambiar coi miei danari;
Qual con amor sincero quell’empio ho riscattato,
Che rendersi non teme al benefizio ingrato.
Nulla da voi richiedo in ricompensa, o amici;
Premio siami il contento di rendervi felici;
Premio co’ suoi tesori, premio conceda il Cielo
All’amor della patria, e della fede al zelo.
Ti perdonai, Zandira, l’amor che il cuor t’accese;
Mira d’un’alma ingrata le vergognose imprese.
La mia fede confronta coi tradimenti suoi.
Lascio di te medesma dispor, come tu vuoi.
Tu che ai deliri estremi fosti da amor guidato,
(a Lisauro
Pentiti dei trascorsi, torna alla sposa allato.
Ti riscattai credendoti nato in terren Schiavone,

  1. Così l’ed. Zatta. Nell’ed. Pitteri è stampato per errore: .