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82 ATTO QUINTO
Lisauro. Ibraim, qual potere di carcerar ti è dato

Un che la libertade col prezzo ha ricomprato?
Qual colpa, qual delitto, contro di me t’accende?
D’Alì forse il destino? Ciò la ragione offende.
Alì tentò svenarmi colla sua destra ardita,
Eccoti viva ancora dell’empio una ferita.
È noto del ribaldo l’ardir, la prepotenza,
E se perciò m’insulti, insulti l’innocenza.
Marmut. Anzi per tal ragione dovrebbe esser premiato.
(ad Ibraim
(Non dubitar, Lisauro, io sono il tuo avvocato).
(piano a Lisauro
Ibraim. No, non è la tua colpa aver ferito a morte
Un che se stesso espose incontro alla sua sorte.
So separare anch’io la temeraria offesa
Dalla concessa all’uomo necessaria difesa.
Dal comandato arresto pena non dei temere,
Mio bisogno è soltanto ridurti al tuo dovere.
Nè lusingar potevami vederti a me tornato,
Senza che le mie guardie ti avessero scortato.
Dimmi, e fa che il mentire non sia colpa novella:
Conosci tu una schiava che Argenide s’appella?
Lisauro. La conosco.
Ibraim.   Rammenti d’aver seco trattato?
Lisauro. So che l’amai un tempo, e che divenni ingrato.
Ibraim. Prossimo è al pentimento, chi l’error suo comprende.
Lisauro. Pentimento forzato inutile si rende.
Ibraim. Qual ragion ti ha condotto a abbandonar la Greca?
Lisauro. Il poter di Cupido che la ragione accieca.
Ibraim. La tua fiamma è Zandira.
Lisauro.   Zandira è l’idol mio.