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LA DALMATINA 81
Signore, i mercatanti aspettano impazienti

Di compensare Argenide, se venderla consenti.
Quando non si concluda, essi anderanno via,
Perderai tu l’incontro, ed io la senseria.
Ibraim. Pria che si renda1 Argenide agli avidi mercanti,
Di renderle giustizia vuo’ procurare innand:
Del pubblico interesse si aspetta a me la cura,
Ma ho pietà degli schiavi per legge di natura.
So che se alcun de’ nostri degli Europei va in mano,
Trova dai cuor pietosi un trattamento umano.
Ed io serbo nell’alma questo pensiero impresso,
Uso quella pietade che piaceria a me stesso.
Marmut. Ma signore, in tal guisa...
Ibraim.   Sono i tuoi pari, indegno,
Per cui barbaro è detto degli Africani il regno.
Pochi corsar feroci, pochi sensali avari,
Che vendon l’altrui sangue per merci o per danari,
Bastano a screditare l’onor di questi lidi,
Fan che da noi si credono della barbarie i nidi.
Uomini siam noi pure, abbiam ragione in petto,
Sentiam d’umanitade, proviam tenero affetto.
Frequenti in ogni terra si trovano gli eroi,
E trovansi per tutto i vili pari tuoi.
Marmut. Grazie del complimento. (So io quel che farò;
Gli darò una querela, e mi vendicherò.
Tanti amici ho in Marocco che gli faran la festa.
Stimo quattro zecchini più assai della sua testa).

SCENA II.

Lisauro, l’Offiziale con i Soldati, e detti.

Offiziale. Signor, qual imponesti, eccoti il reo prigione.

Marmut. (Lisauro, raccomandati alla mia protezione).
(piano a Lisauro

  1. Ed. Zatta: venda.