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60 ATTO TERZO

SCENA VII.

Lisauro solo.

Dunque colle menzogne d’intenerir si prova

Questo mio cor, sperando che la pietade il muova?
Morta la finge in prima scaltra la serva ardita,
Poi mi lusinga a un tratto di rivederla in vita?
Ma non potea di vita riprendere il sentiero,
Quando del primo fatto detto m’avesse il vero?
Per qual ragion di fingere tolse colei l’impresa?
Tanto non avrà ardito senza far l’altra intesa.
E se d’accordo han finto, sento minore il duolo,
Delle menzogne autore dunque non sono io solo.
Forse per me non prova pene sì crude e amare,
Per me non si avrà forse abbandonata al mare.
Non è la sua catena delle mie colpe il frutto.
Se menzognera è in parte, posso temerla in tutto.
Ah che la mia Zandira parla talora audace,
Ma il di lei cuor sincero mentir non è capace.

SCENA VIII.

Marmut ed il suddetto.

Marmut. Lisauro, ho da narrarti una novella strana.

Lisauro. Sai che sia di Zandira?
Marmt.   Da noi non è lontana.
Appena Radovich dal porto ebbe salpato,
Volò dietro al nemico; l’avea quasi arrivato;
Alì sforza le vele, ed a fuggir s’aiuta:
L’altro con un cannone l’investe e lo saluta.
Poggia il corsar veloce, cambiando il suo cammino,
Poggiare al suo piloto comanda il Dalmatino.
Teme Alì che nel correre il legno suo non vaglia:
Si mette alla difesa, si espone alla battaglia.