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LA DALMATINA 55
Lo stringerò al mio seno, se impietosito il vedi;

E se persiste ingrato, saprò morirgli ai piedi. (parte

SCENA IV.

Cosimina sola.

Questo morir da alcuni par che si stimi poco.

Parlano della morte come se fosse un gioco.
Ed io stimo la vita assai più d’un marito;
Non vorrei per un uomo nemmen pungermi un dito.
Credo però che il dicano senza pensarvi su:
Ma se fossero al caso, non lo direbber più.
Sono cose da scena il dir mi voglio uccidere;
Stili, spade, veleni, cose che fan da ridere.
Mille pensieri tristi sveglia l’amore insano,
Ma il Cielo finalmente suol mettervi la mano.
Trovano i disperati di consolarsi il modo;
E per lo più in amore chiodo distacca il chiodo.
Eccolo il malandrino, ecco Lisauro affé;
Lo vorrei conciar bene, se avesse a far con me.

SCENA V.

Lisauro, Mustafà e la suddetta.

Mustafà. Fermati a tuo bell’agio: ti aspetto in sulla porta,

E quando uscir vorrai, ti farò io la scorta. (parte
Lisauro. Siete voi che mi cerca?
Cosimina.   Sì signore, son io.
Noto forse a’ vostri occhi non sembra il volto mio?
Lisauro. Parmi di riconoscere la voce ed il sembiante.
Cosimina. Non mi vedeste1 in Grecia? non mi vedeste al Zante?
Lisauro. Non mi sovviene punto. 2

  1. Così le edd. Guibert e Zatta. Nelle edd. Pitteri e Savioli è stampato qui e subito dopo: cedesti.
  2. Così l’ed. Zatta. Nelle edd. Pitteri, Savioli, Guibert è stampato soltanto: Non mi sovviene.