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LA DALMATINA 49

SCENA XIV.

Radovich e Lisauro.

Radovich. Salgo il naviglio ardito, e m’abbandono al vento.

Recherò a quell’infido la morte e lo spavento.
Lisauro. Deh Radovich, permetti che nel tuo legno armato
A trionfar io venga, od a morirti allato.
Radovich. Fidarmi ad un rivale sì facile, non sono,
Bastiti ch’io ti diedi di libertade il dono.
Fido de’ miei seguaci nel cognito valore,
E per combatter solo, s’anche bisogna, ho core.
(s’avvia al porto, monta nel suo naviglio, e si vede partire
Lisauro. Ah perchè il Ciel mi vieta questo cimento estremo!
Del destin di Zandira, della sua morte io temo.
Numi, pietosi Numi, deh la serbate in vita!
Ma mirerolla in pace al mio rivale unita?
Ecco a che mi condanna barbara cruda sorte,
E il mio tormento in vita, e la mia pena in morte.
Il destin di Zandira scegliere a me non lice;
Ma sia funesto o lieto, io sono un infelice, (parte


Fine dell’Atto Secondo.