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498 ATTO QUINTO
A mover guerra a Dadian?

Bacherat.   L’onore
Del sangue mio, d’una mia figlia; il vile
Trattamento inuman che a te si fece;
Indi l’avidità d’un Re crudele
Che aspirava a vedere ai suoi congiunti
Gl’infelici miei stati.
Tamar.   Al Ciel sia lode,
Soddisfatto tu sei. Di lui non temi,
Avvilito lo vedi. Odimi e scusa
Femminile talento. A dire intesi:
Meglio è il poco sicur, che il molto incerto.
Tre son le parti della Giorgia nostra:
Due ne occupava il Re nemico, e l’altra
Più infelice finor fu tuo retaggio.
Se pago fosse Dadian del regno
Unico d’Imerette, e la Mingrelia
A te cedesse a tue provincie unita,
Ampio non fora il tuo dominio? a fronte
Non saresti di lui possente e forte?
Dirai, perchè m’ho a contentar d’un regno,
Se due ne vaglio a posseder? Rispondo,
Val la pace assai più d’un vasto impero;
E due Re forti, in amistade uniti,
Pon far fronte1 ai nemici, e impor la legge
Alla Giorgia non sol, ma in fren tenere
E Turchi, e Persi, e Tartari feroci.
Ecco il consiglio mio: consiglio, o padre,
Che dal Ciel nasce, e che gradito io spero.
Bacherat. Credi tu che il superbo a simil patto
La cervice abbassar volesse altera?
Tamar. Un Re vinto, in catene, un Re che tutto
Perduto ha già, che per favor sol vive
Della clemenza tua, credi che possa

  1. Così credo di dover correggere. Nell’ed. Zatta è stampato: Pon fronte far.